manifesto per il futuro 1

· leonardo

la solitudine: sul lavoro e sull’amore

Quasi 1 adulto su 4 si sente solo. Secondo un sondaggio condotto da Cigna nel 2020, il 61% degli adulti statunitensi si sente solo, un aumento significativo rispetto al 54% del 2018. Un altro studio del 2018 condotto da YouGov ha rilevato che il 22% degli adulti nel Regno Unito sente di non avere amici o persone con cui parlare, mentre il 24% dichiara di non avere un contatto sociale con nessuno o di sentirsi sempre solo. E ́il momento di chiedersi il perché.

Una persona adulta spesso, nell’arco della sua carriera lavorativa, tende a rimanere solo perché le opportunità di frequentare le amicizie si abbassano sempre di piú per motivi spesso lavorativi, basti pensare alle trasferte. In un nuovo ambiente, la persona adulta è costretta, se non vuole restare sola, a farsi amici, i colleghi, i compagni di sport e così via. Tali persone, peró, non hanno nulla in comune con l’adulto. L’amicizia, la sintonia, la fiducia e la confidenza difficilmente scatta, questo principalmente perché vi è mancanza di interessi comuni e di valori condivisi. L’ambiente di lavoro, infatti, non sempre favorisce la creazione di relazioni autentiche, poiché le interazioni sono spesso limitate a questioni professionali e non personali. A peggiorare le cose, se ci riflettiamo bene, la sensazione di solitudine si trasforma in necessitá di “trovare la persona giusta”. Secondo la mia opinione, infatti, (non ho ancora ricercato dati a supporto di questo ragionemento), la maggior parte dei partner hanno paura di restare soli e ció li spinge ad restare con l’altro per motivazioni pratiche piú che sentimentali come sentirsi impegnato i sabati sera o dividersi l’affitto. Anche qui, infatti, la frenesia e il lavoro occupano la maggior parte del tempo costringendoci ad accasarci stanchi e senza energie per coltivare connessioni profonde. Di conseguenza, molte coppie si ritrovano a condividere spazi e routine quotidiane senza realmente vivere il rapporto.

l’espressione personale: la creativitá

Inoltre, per la maggior parte delle volte, l’essere creativo in noi è tendenzialmente oppresso dall’ambiente lavorativo o famigliare e questo è il secondo punto di cui vorrei parlare. Un ulteriore problema dell’attuale società, infatti, è l’impossibilità di esprimere il proprio daimon creativo. Un’altro studio del 2023 di Sapio Research, infatti, indica che il 61% delle persone intervistate crede che il proprio lavoro non permetta di esprimere la propria creatività, e questo influisce negativamente sulla loro soddisfazione lavorativa e personale. La nostra creativitá, peró, non é solo limitata dal lavoro, ma anche dalle situazioni familiari. Inoltre, tra le scarse 8 ore al giorno (nel caso non avessimo impegni famigliari o ulteriori impegni lavorativi) che ci rimangono, la metá viene persa a causa dell’utilizzo del cellulare, che, minuto dopo minuto, reels dopo reels, messaggio dopo messaggio, toglie alle persone una media di 4 ore al giorno.

il nuovo equilibrio: esempio del dumphone

Per quanto riguarda il tempo sottratto dal cellulare, le persone se ne stanno giá accorgendo. Il ritorno al “dumbphone”, infatti, sta emergendo. Questi “telefoni stupidi” offrono solo funzioni essenziali come chiamate e messaggi, eliminando le app social e la navigazione web che spesso monopolizzano l’attenzione degli utenti, insomma sempre più individui stanno riscoprendo il valore del tempo e sono stufi di perdersi nelle infinite distrazioni digitali. Meno tempo per pensare, per riflettere, per creare, per esprimersi e bombardati di informazioni ci perdiamo. Sono contento che le persone si stiano accorgendo dell’importanza del tempo.

Ora vorrei fare un passo in piú e ti richiedo uno sforzo creativo. Dato per vero che ora le persone hanno sia poco tempo per esprimersi sia poche opportunitá per farlo, vorrei immaginare insieme a te un “nuovo mondo (e modo)”, in cui la persona sia al centro, non piú il lavoro.