sulla crescita

· leonardo
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Rodin, Danaide, un esempio di 'non finito': uno fotografia del processo di crescita.

Michelangelo diceva che l’opera c’era già in quel blocco di pietra, lui si occupava soltanto di rimuovere l’eccesso. E secondo me questa può essere una metafora per spiegare cosa significa per me crescere. La crescita non è un astrazione di noi stessi verso qualcosa di più, piuttosto un percorso di discesa verso la rimozione di ció che non ci appartiene, degli eccessi, é una riduzione dei rumori che circondano la nostra persona. Durante la nostra vita assorbiamo personalitá, comportamenti e abitudine che, credo almeno in parte, snaturino la nostra indole. Il processo di crescita, quindi, é in primis un ascolto verso noi stessi, poi una comprensione ed infine una “scissione” tra ció che Siamo e ció che siamo. La crescita é un continuo delicato tentativo di smussare e modellare la pietra finché non siamo soddisfatti della statua che otteniamo. Non è un aggiungere, piuttosto una rimozione dei rumori degli stimoli e degli ambienti che non ci appartengono. È, appunto, una discensione verso noi stessi.

È, e lo ribadisco, un costante alternarsi tra de-costruzione e preservare. Ma é anche un percorso di ascolto verso gli altri, perché anche i fattori esterni possono aiutarci a modellarci: il vento pian piano e delicatamente scava e modella la roccia, il mare la leviga, e la sabbia la smeriglia. Così, non solo il nostro scappello, ma anche le esperienze e le relazioni ci affinano. Queste continue forze ed il nostro stesso scalpello ci permettono delicatamente di plasmarci in un’Opera in continuo divenire.